Denis Diderot

Denis Diderot, filosofo e scrittore francese, è uno dei maggiori esponenti dell’illuminismo che ha contribuito attivamente alla redazione dell’Encyclopédie, il primo grande volume enciclopedico.

Vissuto dal 1713 al 1784, appoggiò pienamente il pensiero Illuminista attraverso diverse esperienze artistiche. La sua vita privata fu abbastanza tranquilla e ruotava intorno alla sua famiglia e alla sua amante Sophie, a cui dedica un ricco epistolario.
Diderot morì nel 1784 a Parigi a causa di ipertrofia cardiaca.

La vita pubblica e di intellettuale, invece, merita attenzione e fu piuttosto intensa. Amico dei più grandi intellettuali e studiosi francesi dell’Ottocento - Rousseau, Baudelaire, Condillac, Jean d'Alembert, Voltaire solo per citarne alcuni – fu traduttore, scrittore, epistolografo, romanziere. In molteplici forme espresse le sue idee e il suo pensiero influenzato dalla sua formazione teologica e classica e dall’atmosfere illuministe dei salotti francesi che era solito frequentare.

Diderot si afferma come traduttore con il famoso “Saggio sulla virtù e sul merito” di Anthony Ashley Cooper. Ma è anche un filosofo e un romanziere – di fama notoria sono i “Pensées philosophiques” del 1746, “La sufficienza della religione naturale” e “La passeggiata dello scettico” del 1747. In queste opere emerge la sua vocazione deista, di cui sarà uno dei padri fondatori e contribuirà alla diffusione di questa dottrina.

Di notevole interesse sono anche le sue pièces teatrali, tra cui “Paradosso sull'attore”, pubblicata postuma nel 1830 e ancora oggi una delle opere più importanti sull'arte della recitazione.

Ma il nome di Diderot è sicuramente legato all’Enciclopedia, questa grande raccolta del sapere internazionale censurata però dal Parlamento francese per il suo essere laica e materialista.

Di animo ribelle, attento alla realtà che lo circondava, Diderot usa le sue opere come potente strumento di critica del potere temporale e spirituale della Chiesa, della superstizione, del tradizionalismo bigotto e dell’ordine sociale ancora legato a forme feudali, attirandosi l’ostilità degli ambienti del clero e della corte.

L’imperatrice russa Caterina II fu colpita da questo intellettuale, tanto da acquistare la sua biblioteca insieme a tutti i manoscritti dello scrittore.