La rivoluzione francese
Grazie all’avvento dell’Illuminismo il popolo ebbe coscienza di ribellarsi contro la tirannia della borghesia e della nobiltà ecclesiastica e non.
L’Europa tutta, in quel periodo, era governata da regni dispotici, come in Austria, dove però ci furono i primi segni di assimilazione delle idee illuministe: riconfigurazione della burocrazia e del sistema delle tasse, che fino ad allora aveva esonerato le classi più agiate dal parteciparvi.
Se nel resto d’Europa già si manifestavano segni di apertura al cambiamento, in Francia regnava e comandava sempre e comunque il re, le disparità economiche tra le classi ricche e quelle povere erano immense.
Esisteva, poi, ancora il feudalesimo con il conseguente sperpero finanziario della nobiltà: nonostante fossero stati convocati gli Stati Generali, la Francia era ancora a terra, alla fine del 1700. Tutto questo avvenne fino a quando gli Stati Generali furono trasformati in Assemblea Costituente con l’obiettivo di instaurare una monarchia costituzionale.
Il re era ovvio che si rifiutasse a questo tentativo di cambiamento e così ebbe inizio una campagna rivoluzionaria che gridava “liberté, egalité, fraternité”.
La Rivoluzione francese scoppiò il 14 luglio 1789: fu occupata la Bastiglia, il re Luigi XVI e Maria Antonietta furono decapitati assieme ad altre persone della corte. Di lì a poco ci sarà un altro colpo di Stato, quello di Napoleone Bonaparte.
La Rivoluzione Francese accade in un momento della storia in cui il popolo non ne poteva più dei secoli di sofferenze e schiavitù, anche se dovrà aspettare un altro po’ di tempo prima che i suoi diritti e libertà si affermino definitivamente nelle carte costituzionali dei paesi più evoluti del mondo.